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Il meglio del peggio della produzione musicale anni ’90

Mai, come nei primi anni '90, il pop italiano toccò derive tanto inimmaginabili!

Assurdità
Cialtroneria
Nostalgia
Viralità
Voto in Pagella

5

Se fate parte di quelle persone che giudicano tutto ciò che è nuovo come monnezza spacciata per musica o che rimpiange perennemente la propria adolescenza o infanzia (datata, a seconda delle versioni, tra il 1980 e il 1999 DC), da oggi in forse non mi leggerete più.

Data la mia onestà intellettuale, è giusto che vi ricordi infatti che ci fu un momento – in particolare quello delle estati tra il ’90 e il ’95 – in cui bastava un rutto fuori onda di un giornalista su Paperissima per far sì che quest’ultimo fosse contattato da una casa discografica per incidere un disco, che aveva più o meno questa composizione:

  1. Canzone con il rutto famoso da Paperissima
  2. Altra canzone che non faceva ridere e non passava mai per radio che serviva da riempitivo per spacciare il prodotto come cd
  3. Come la 2
  4. Come la 2
  5. Cover di una canzone
  6. Remix della canzone 1 con il rutto

 

Prima perciò di leggere questo mio articolo vi consiglio caldamente di non procedere oltre, se ritenete che sia sbagliato togliere all’umanità l’illusione di un mondo migliore. Mentre se ritenete che la verità vada sempre e comunque detta, a costo di un violento cataclisma, allora seguitemi in questo viaggio.

La mia attività di debunker prende in esame i primi anni ’90, visto che proprio in quel periodo ci fu il boom dei dischi e dei cantanti improvvisati: oramai le canzoni e i motivetti legati all’industria della tv commerciale si avviavano sul viale del tramonto, sommersi dallo tsunami dell’eurodance e dai successi sempre più professionali e elaborati degli artisti italiani e stranieri.

Facciamo però i dovuti distinguo, visto che sto parlando di dischi e compilation trash.

Il fenomeno di far cantare una canzone a qualsiasi personaggio della tv era alquanto rodato, tanto che le prime tracce possiamo trovarle già negli anni ’70/’80 all’interno delle mitiche compilation Bimbo Mix con brani come Iammamare dei Tretre, Urca che bello di Enrico Beruschi o Rino Rino di Jocelyn.

Tuttavia queste canzoni erano comunque legate al mondo dei più piccoli, quindi piuttosto carine ed orecchiabili.

Una canzone come Beach on the beach (1991), sigla del celebre Tg delle vacanze, era un brano di tutto rispetto che nulla aveva a che fare con il trash che sto per esporvi.

Iniziamo con il disco di Gene Gnocchi, grande comico che mi ha fatto sempre ridere, ma che non ho mai sopportato quando si presentava come una specie di sacerdote di una non mai esistita e non ben identificata generazione di rockettari (punk? metallari? dark? sharp?): un’autorappresentazione di se stesso che mi rendeva impossibile riconoscere in lui lo stesso comico che mi faceva piegare in due in Mai dire goal o ne Il gioco dei 9.

Sintesi definitiva di questo suo odioso atteggiamento fu il disco Antonella Pasqualotto Novenovesetteotto e soprattutto la sua canzone lanciata sul palco del Festivalbar Giura che non è silicone, che sembra un’imitazione improvvisata di Baccini ad opera di un amico che si esibisce ubriaco.

Consiglierei a Gnocchi di andarsi a risentire questo suo capolavoro del brutto, prima di sfottere Ramazzotti e De Gregori…

Prodotti davvero mal riusciti erano poi i tormentoni del Gabibbo, che venivano remixati e trasformati in canzoni da inserire in dischi destinati alla vendita. Vendite che, per fortuna, non hanno mai fatto il botto.

Merita una menzione, però, il suo primo vinile di colore rosso, oramai entrato nella leggenda degli oggetti cult.

E ora andiamo a setacciare le fogne delle metropoli cyberpunk per ripescare Fiki Fiki Compilation: giovani, se voleste zittire per sempre i matusa quarantenni, ricordate a questi che furono i primi a comperare questa orrenda compilation, che si piazzò addirittura davanti a nomi come Bon Jovi e Sinead O’ Connor.

Se escludiamo le due grandissime canzoni del mitico Gianni Drudi Fiki Fiki e L’uccello, il resto era una paccottiglia di tormentoni e stereotipi di personaggi comici che parlavano su basi mal arrangiate, cercando di far ridere i poveri ragazzi dell’epoca, ma fallendo clamorosamente (forse perché troppo presi dai pensieri di morte, suicidio e alcolismo che la compilation, molto più efficacemente dei Type O Negative, riusciva a trasmettere loro).

Eppure il trash musico-televisivo dei primi ’90 conobbe anche momenti di gloria assoluti, con proposte interessanti e di valore come il disco di Ambra T’appartengo o la compilation delle ragazze di Non E’e’ La Rai: prodotti che, a differenza di quelli sopra menzioanti, meritano un posto nei mercatini del pop-vintage e non certo nella spazzatura.

In omaggio a questo trash “sano e buono” dell’epoca che vi farà tornare orgogliosi della vostra generazione vi saluto con le Teste sciroppate, gruppo super demenziale che possiamo ricordare per Oilelè Oilalà, canzone che cantavamo sempre in presenza di qualche nostra amica bona…

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