I Magazzini Allo Statuto sono morti. Viva MAS!

MAS: patrimonio nazionale della weird culture

Assurdità
Cialtroneria
Nostalgia
Convenienza
Viralità
In conclusione
La mecca della moda per i fan di John Waters!

3.5

La storia

COPERTUREmas2_vice_669x375“I magazzini Mas di Via dello Statuto, sono da sempre una istituzione per la città di Roma. Agli inizi del secolo portavano il nome di Magazzini Castelnuovo e già da allora cambiò la scena del commercio della Capitale.

Specializzato nell’abbigliamento e confezioni uomo, donna e bambino, jeans e moda giovane,intimo, biancheria, calzature uomo e donna offre da sempre il meglio a prezzi assolutamente concorrenziali! L’arredo dei locali e l’odore che si respira passeggiando nei corridoi e nei piani del magazzino è di altri tempi, in perfetto stile Amarcord.

Se Émile Zola avesse trascorso la sua vita a Roma probabilmente per il suo “Al paradiso delle Signore”, si sarebbe ispirato ai magazzini Mas di Via dello Statuto. O meglio a quello che erano agli inizi del XX secolo, quando col nome di Magazzini Castelnuovo questo gigante dell’abbigliamento appresentava il nuovo che avanzava nel commercio romano.”

Questa la presentazione (non si capisce quanto intenzionalmente ironica) che spicca sul sito dell’azienda.

 

Le canzoni, i testimonial e i prodotti cult di Mas

Io ci sono stato da MAS, più di una volta. Oltre le mutande a marca Franzoni, reggiseni marroni ottava misura esposti sui cestoni, l’inconfondibile odore di chiuso e l’eccellente scelta di vestiario militare quel che resta è un magnifico tempio del vintage.

Attenzione! Non semplice low cost e vendita di stock anni ’70 ed ’80. Qui la cineseria è arrivata tardi e solo marginalmente. La forza economica di MAS è stata un’offerta fuori dal tempo di accessori, stoffe ed abiti commercialmente più che dignitosi.

Una linea controcorrente che ha funzionato senza grosse sorprese fino al 2013 quando, dopo molteplici annunci di chiusura questa è arrivata davvero. Non sono bastate le selezioni musicali dei titolari, che alternavano dance anni ’90 e la migliore new wave neomelodica partenopea. Nulla hanno potuto i tanti testimonial del passato, come Alvaro Vitali e Fabrizio Corona, protagonisti di spot esilaranti per TV locali e persino incontri face-to-face col pubblico di piazza Vittorio.

E pensare che nel 1981 a MAS fu dedicata persino una canzone (la Samba di MaS dei Fratelli Balestra) mentre nei dimenticabili anni ’90 ottenne l’esplicito endorsement del rapper romano Piotta, che da fan del noto magazzino decise di girare proprio lì il videoclip del singolo Dimmi qual’è il nome.

 

L’epilogo

Poi tutto è finito. Sembrava uno scherzo, qualcuno immaginò l’ennesima geniale trovata pubblicitaria dei titolari, avvezzi a queste pratiche di “fuori tutto e subito”.

Così non è stato, ed ammettere che la crisi ha messo in ginocchio il magazzino più kitsch, barocco e bizzarro d’Italia è davvero dura. Come ogni pratica di cannibalismo mediatico che si rispetti, molti videomaker hanno colto la palla al balzo dedicando al mausoleo del trash documentari sulla sua storia. Nella moltitudine, resta interessante questa breve testimonianza del portale Vice.com, che svela più di un segreto su questo prezioso tassello della storia italiana contemporanea.

 

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