Perchè il TG2 è il peggior telegiornale del mondo

Tra follia e improvvisazione, si disinforma la nazione

Assurdità
Cialtroneria
Nostalgia
Sensualità
Viralità
In conclusione
Oltre il trash, oltre l'immondo: welcome to TG2 party baby!

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telegiornaleraiL’informazione soffre già da tempo in Italia di problemi connessi a “timidezza” professionale, scambio di favori con personaggi di potere, pura superficialità o più semplicemente abitudine a giocare al ribasso.

Il TG2, attualmente diretto da Marcello Masi, ha nel tempo raggiunto vette di nonsense inedite, sospese tra il naif e il “tiramo a campà”, che hanno guadagnato più volte la notorietà su Facebook e Youtube.

Un telegiornale che ama semplificare per stravolgere, drammatizzare per comunicare: in pratica una sorta di vox populi bottegaia intrisa di superficialità e luoghi comuni. Ma, compiendo un’esegesi attenta dei servizi del TG2, quali sono i caratteri fondanti di questa brigata giornalistica cacio e pepe?

 

I 5 punti fondanti la comunicazione del TG2

  • Eliminare la connessione causa-conseguenza. Ovvero dribblare la logica della spiegazione degli eventi fin dalla base. Aumenta la povertà? E beh è la crisi. Aumentano il consumo di alcool tra i giovani? Intervista tarocca al giovane alternativo che dirà di aver cominciato a bere a 9 anni. Mai un PERCHE’ analitico. Il motivo degli eventi è convitato di pietra e potrebbe portare a quello che è un punto della blacklist giornalistica italiane: analizzare l’origine sociale o culturale di un fenomeno.
  • Intervista in ginocchio. Solitamente svolta nel salotto o nell’ufficio dell’uomo di potere. Senza contraddittorio o gestita su poche risposte concordate. Iniziano seriose, continuano diplomatiche e terminano con una battuta del politico. Che non fa ridere nessuno.
  • William è con noi. La famiglia reale inglese è un vezzo perenne del TG2. C’è una guerra in atto? Va beh però William è andato alla mensa dei poveri per fare servizio civile. La vecchia strategia della distrazione di massa è applicata in maniera quasi didascalica, con simpatia e garbo per il pubblico più in avanti con l’età. Il motivo precipuo di tanta solerzia è tuttora un mistero buffo della nota testata giornalistica.
  • La marchetta cinematografica. Immancabile, soprattutto nei periodi “caldi” della distribuzione cinematografica. Il giornalista riceve il teaser/trailer canonico del titolo di turno con accompagnata la cartellina stampa. Una lettura veloce, una critica standard adatta per tutte le stagioni (“il film è ricco di effetti speciali, ma non mancheranno sorprese nella storia! Un film che nei periodi di crisi ci aiuta a sognare un mondo diverso”, robe del genere insomma…) e la marchetta è servita! Con buona pace di tutti.
  • Il fattore “M”. Ovvero Giovanni Masotti, un giornalista marmoreo la cui voce involontariamente comica si rifà direttamente alle glorie del passato, declinando tanto impegno vocale su cronache di sfacciata scontatezza o notizie di inconsistenza assoluta. L’effetto weirdo è assicurato e più di una volta le sue performance sono entrare nel cerchio magico dei video cult del web.

 

Tutto qui?

Non proprio. Si potrebbero ricordare inimmaginabili gaffe e refusi giornalistici, irritanti servizi su cani e gatti, accompagnamenti musicali da sagra della salsiccia e conduzioni in studio memorabili (per abiti indossati, acconciature e suddette gaffe).

Il TG2 è così: un circo roboante e barocco dove la notizia è optional. Dove la fanno da padrone il cazzeggio e l’intervista inutile ai passanti con relative battute popolari. A conti fatti si pensa un pò a quella giostra di paese che ci piaceva tanto da piccoli, con le lucette colorate, il giostraio seduto con la sigaretta tra le dita, il cigolio degli ingranaggi e le musichette di contorno. Da piccoli era magica, oggi la rivedi e ti mette un’angoscia…

 

 

 

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