L’ Acquasplash di Giulianova. Una storia di nonluoghi a metà

Il grande Acquapark di Giulianova è ormai storia d'Abruzzo

Assurdità
Nostalgia
Convenienza
Potenzialità
Voto in Pagella

4

Scommetto che letto il titolo avrete subito esclamato: “un acquascivolo di un piccolo paese d’Abruzzo?! E che cosa ci può interessare?”.

La risposta vi verrà spontanea se mescolate la teoria dei nonluoghi di Augè con i vostri ricordi e le vostre emozioni più profonde.

Un piccolo acquascivolo locale della seconda metà degli anni ’80 è, difatti, uno dei tanti luoghi quotidiani della nostra giovinezza, quei posti che ora non ci sono più perché sostituiti da grandi strutture dove occorre organizzarsi la domenica per andarci, da enormi centri commerciali o, peggio, da giornate passate a chiacchierare davanti ad un pc o ad un cellulare, quei luoghi di facile frequentazione dove bastava uscire di casa per raggiungerli ma che non stufavano mai ma, al contrario, il frequentarli ti trasmetteva gioia ed emozione.

 

Una fantasmagoria di memorie

aquapark-giulianova-bis-poveracciRicordo le sale giochi Asso di bastoni, Marco Tulli, Oceano o Sala Giochi 54, dove potevi giocare ai nuovissimi coin-op (che purtroppo il tuo Commodore o la tua Amiga non riuscivano ad emulare appieno) ed incontrare gli amici e i nemici di sempre. Le incredibili discoteche Plaza e Tuculca, dove ti davi appuntamento con i coetanei di qualunque scuola superiore.

Le videoteche Princess Video, Video+ e Mixer video, dove ti perdevi ore per cercare il film giusto rimanendo affascinato da tante vhs esposte e dove, diciamolo tutti, abbiamo affittato di nascosto film “sanguinolenti” e film porno (soprattutto grazie ai mitici distributori) che a noi piacevano tanto, dei luna park e delle feste patronali dove i paesi si trasformavano in piccole Disneyland piene di case stregate, pesca delle paperelle, labirinti di specchi e aeroplanini ed elefantini volanti, chalet sul mare con il juke box o edicole dove non vedevi l’ora di comperare il nuovo numero di Dylan Dog, Nathan Never o Topolino (e di nascosto Terror o varie riviste horror e porno).

Significava parlare non solo di quel posto, ma di tutti i luoghi d’Italia del periodo. Luoghi dove si potevano incontrare tutte le varie tipologie di giovani dell’epoca (i dark, i metallari, i rapper, i punk, gli skins, gli ultrà dello stadio, i paninari, senza escludere i tranquilli ovviamente) e assistere alla loro personale evoluzione: basti ricordare l’ultimo periodo di qualche paninaro che, vicino ai simboli del consumo e del divertimento, cominciò a far apparire qualche spilla legata al neofascismo…

Quei luoghi, insomma, che avevano la particolarità di essere dei nonluoghi a metà, cioè dei luoghi legati al consumo di massa e alla modernità ma che nello stesso tempo conservavano quel non so che di popolare e umano, dove sembrava che l’epoca del videoclip, di MTV o della “Milano da bere” si mischiasse perfettamente con i bar anni ’60-’70 fondendosi in un’atmosfera unica che oggi non sembra più riproponibile.

 

Il triste declino

L’Acquasplash della mia città era esattamente questo, un simbolo dell’epoca che segnerà il passaggio temporale dagli anni ’80 ai ’90. Un piccolo parco acquatico che a noi sembrava enorme perché particolare e originale, qualcosa di più di una sala giochi o una videoteca. Aveva 4 scivoli, quello per bambini, il twister, quello per adulti “normale” e il kamikaze, rigorosamente di colore rosso che esercitava su noi ragazzetti un sentimento duplice di paura e attrazione, e che provocò la chiusura del parco per alcune settimane dopo che alcuni tuffatori si schiantarono fuori dalla piscina rompendosi le ossa a causa della sua errata progettazione e che era affiancato da una piccola sala giochi e da un piccolo bar che serviva anche a bordo piscina, dandoti l’impressione di stare a Santo Domingo o alle Hawaii.

L’entrata del parco era gratuita, si pagava solo per utilizzare gli scivoli a seconda di quanti ne volevi fare (c’era l’abbonamento da 5, da 10 o da 20 scivolate!). Un parco acquatico che nel mio particolare era uguale a mille piccoli parchi dell’epoca e ci faceva sognare che prima o poi saremmo andati al mitico Aquafan di Riccione, cosa che effettivamente poi feci e dal quale riportai una spilla enorme con la scritta “E’ un aquafan…FIGATA”, una mega patacca da quattro soldi che a portala oggi ti picchierebbero a sangue in giro ma che ai tempi ti faceva davvero cool e figo e testimoniava la tua presenza nel mitico parco acquatico romagnolo icona di Deejay Television.

Ovviamente il piccolo parco acquatico giuliese, come tanti del bel paese, era di lì a poco destinato a sparire dopo l’apertura del grande e bellissimo Acquapark di Tortoreto, oggettivamente molto più bello, organizzato e divertente che non aveva ( e non ha visto che è ancora aperto) nulla da invidiare al suo cugino di Riccione.

 

Magari questa descrizione di luoghi appartenenti al mio mondo locale può apparire come qualcosa di strettamente personale, ma se guardate bene nei vostri cuori non ditemi che ogni cittadino italiano dai 30 anni in su, dal Trentino Alto Adige fino a Lampedusa, non aveva una sua sala giochi, una sua edicola, un suo stabilimento balneare, una sua videoteca, una sua discoteca o un suo piccolo parco acquatico che, se pur si chiamava in modo diverso, non suscitava in lui le stesse identiche, indimenticabili emozioni…

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