Andare in sollucchero con l'iperviolenza... Divino!
In conclusione
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Ricordare il primo giorno che vidi in una sala giochi di Pescara Mortal Kombat resterò indelebile nella mia memoria: cabinati mastodontici, luci, flash, caos acustico dappertutto e al centro della stanza un cabinet nero, apparentemente anonimo. Svettavano sui lati decal di inquietanti, con guerrieri graficamente affatto concilianti (à la Street Fighter, per capirci).
La fascinazione per guerrieri spietati, location darkettone e violenze grafiche oltremisura è praticamente storia dei videogiochi. Sfido qualsiasi appassionato a non associare il concetto di fatality al Mortal Kombat, con il conseguente imperativo “finish him!”.
Per i due o tre mortali (il termine calza a pennello) che non conoscessero questo capolavoro arcade diciamo che Mortal Kombat è un picchiaduro a incontri sviluppato dalla Midway Games nel 1992, periodo in cui il successo di Street Fighter II aveva causato una grande diffusione dei beat’em up. Mortal Kombat sfidà direttamente Street Fighter II per grafica e gameplay innovativi.